I pesanti tagli dei fondi effettuati dai governi Berlusconi e Monti e il cosiddetto “patto di stabilità” colpiscono fortemente i Comuni e i loro bilanci. Alemanno (che ha condiviso fino in fondo i tagli di Berlusconi) ha cercato di scaricare la crisi sulla comunità cittadina, con i tagli dei servizi e la svendita del patrimonio pubblico ai privati. Un’Amministrazione comunale che intende difendere la comunità cittadina da queste politiche deve invece fare appello alla mobilitazione popolare e praticare politiche di controtendenza rispetto a quelle seguite sin qui dai governi nazionali. Ciò deve concretizzarsi nella difesa dei beni comuni contro le privatizzazioni, in una politica fiscale di redistribuzione del reddito, in investimenti pubblici anche fuori dal “Patto di stabilità”, nella difesa e nel potenziamento dei servizi erogati ai cittadini, etc.: insomma, serve “Tutto un altro Programma” per la nostra Città.
Una seconda ipoteca sulla possibilità di produrre buone politiche pubbliche è costituito dal costo della corruzione, dei privilegi, degli sprechi, dei nepotismi, delle clientele che è diventato insostenibile. Quanto emerso nello scandalo della Regione Lazio non è che la punta dell’iceberg di un sistema politico che ha piegato l’amministrazione pubblica agli interessi privati personali e di gruppi di potere economico. La moralizzazione della vita pubblica è quindi una condizione per poter cambiare Roma. Ciò a partire dalla riforma e trasparenza di appalti e assunzioni, dal taglio dei privilegi e degli stipendi di consiglieri, manager e dirigenti pubblici e da norme anticorruzione. Occorre vigilare invece per evitare che la questione morale sia sfruttata per ridurre la democrazia e la rappresentanza (Ad esempio non si deve ridurre il numero dei consiglieri, ma dimezzare il loro stipendio).